Codogno

Febbraio 2020 (durante il Festival di Sanremo) Codogno – 10 aprile 2021 Codogno

Ne ha fatto di rumore il Covid 19, da quel giorno di febbraio quando Annalisa Malara (anestesista) di fronte ad un “ragazzo” di 38 anni ha pensato all’impensabile ovvero che la pandemia fosse già tra noi, e fosse anche già tra i soci del nostro mitico circolo Arci Triulza di Codogno.

A giugno del 2020, inebriati da false ipotesi scientifiche “scardinate” poi da quattro salti nelle discoteche sarde e due concerti al Castello, avevamo ipotizzato una ripartenza confidando nella responsabilità dei cittadini e nella buona gestione della politica.
Ci siamo quindi mossi da Milano armati di centinaia di mascherine e decine di litri di disinfettante da donare al Triulza (primo a chiudere e primo a riaprire, seppur solo momentaneamente). Siamo stati accolti a Codogno con gioia, con l’impegno del lavoro quotidiano di chi sa prendersi cura degli altri, di chi mangia pane e mutualismo. Con loro abbiamo programmato il futuro: la trippata di ferragosto, la festa del paese a novembre e via…

Lillo, Gianluca e gli altri compagni del circolo hanno sanificato, distanziato, distribuito le mascherine che gli avevamo portato e infine a settembre tra i primi sono ripartiti. Il 24 ottobre 2020 siamo ripiombati nel silenzio assordante della seconda ondata, poi della terza ondata, delle fabbriche che non hanno mai smesso la produzione, nella gestione criminale dei nostri rappresentanti politici regionali.

Come tanti altri Circoli il Triulza si è messo a disposizione per la campagna dei tamponi e per quella vaccinale: «Intanto che siamo chiusi possiamo fare qualcosa per gli altri. Come quando ci hanno chiuso dentro con i militari e sembravamo gli “untori del mondo” ma la Regione non ne ha voluto sapere e ha preferito fare rumore per tutto il paese con gli scandali sulla gestione, sulle mascherine, sui tamponi e adesso sui vaccini, ne ha fatto tanto di rumore con la sua “supposta efficienza” e la “migliore sanità nazionale».

Abbiamo lasciato sulla strada di Bergamo i camion dei militari e più di 30.000 morti ufficiali, i nostri nonni, le nostre madri i nostri amici più fragili, e tra i tanti alcuni soci del Triulza: il mitico “Cipo”, classe 1946, che fino all’ultimo respiro si è dato da fare. Generoso come sempre, il nostro correva per San Fiorano (4 km da Codogno) a distribuire medicine, generi alimentari e conforto ai compagni più agée che proprio non ce la facevano. E proprio distribuendo sorrisi e aiuto il nostro Cipo ha contratto il covid. Una lotta che il nostro questa volta non ha vinto. 

E adesso il Lillo passa davanti al Circolo tutti i giorni. È chiuso, i compagni e le compagne si trovano lì davanti nelle giornate di sole ma non entrano, rispettosi dei DCPM. E «mentre qualcuno può prendere un aereo e andare in vacanza alle Baleari noi non possiamo trovarci neanche nel cortile per fare una grigliata».

I cittadini, i soci, hanno continuato a fare la loro parte fino in fondo seguendo le regole, contravvenendo per la prima volta ai dettami costituzionali, autoriducendo le proprie libertà per il bene comune. Altri invece il loro dovere non lo hanno fatto, e abbiamo assistito a dimissioni, sostituzioni, azzeramenti di vertice, dimissionamenti imposti per riposizionamenti politici etc. etc. etc..

«Ma noi non molliamo. Ci stiamo preparando un’altra volta per riaprire e speriamo che sia quella buona. Il paese, quello sano, ha bisogno di noi che ancora una volta sapremo farci carico dei bisogni di chi ha sofferto di più, di chi si è impoverito, di chi è rimasto troppo tempo solo… magari il 25 aprile sarà una nuova liberazione o il 1 maggio una giornata di lotta per chi il lavoro non ce la più e noi ci saremo e… faremo tanto rumore».

Ora e sempre resistenza!


Circolo Triulza di Codogno – Arci Comitato Milano Lodi Monza Brianza- Arci Lombardia